Mai avuto problemi ad ammettere la mia ignoranza.
Anni fa andai con amici ad una mostra su Man Ray. Dadaismo pieno, per me incomprensibile. Alcune opere erano sicuramente geniali: a "Cadeau", il ferro da stiro chiodato, io non sarei mai arrivato. Nel complesso però giravo tra tele, foto e oggetti astratti e assurdi nel pieno smarrimento intellettuale. Giunto ad una bacheca rossa, non so quale strumento di misura contenesse, comunque evidente suppellettile della struttura ed estraneo all'esposizione, mi misi ad ammirarlo. Fingendo un rapimento estatico attesi che una coppia intellettualgay mi giungesse vicino per chiamare una mia amica : "Anna, corri, questo lo devi assolutamente vedere. Questo pezzo è stupefacentemente chic! ". Lo sguardo di disprezzo dei due mi regalò la più intima soddisfazione. E risate con gli altri all'uscita.
Stasera teatro. Mi erano giunti sprazzi di cronaca sulla preparazione dello spettacolo ed ero molto curioso. Delle amiche poi vi recitavano e mi era sembrato doveroso andare.
Loro, senza ipocrisia, brave. Impegno e pathos evidenti. Ho notato una prontezza nel rimediare ad un imprevisto, una maestria dell'improvvisazione. Abili anche alcuni loro compagni di scena, non tutti.
Alcune trovate sceniche mi son piaciute molto, dei singoli dialoghi, alcune battute ma... dell'insieme non ho capito nulla. Ho cercato di dare mille interpretazioni, ho aspettato ogni scena pensando fosse un utile tassello per la comprensione ma niente. Del testo mi è sfuggito il senso seppur sempre attento e mi sforzassi di darglielo.
Credevo di essere l'unico a pensarla così ma chi mi accompagnava ha avuto le stesse impressioni. In più davamo supposizioni sul dramma totalmente discordanti. Eppure scrittore e regista erano la stessa persona, cosa che dovrebbe facilitare, credo, il lavoro. Bah.
Io mi posso arrogare lo scrivere male e criptico per gli altri, un professionista forse no.
Magari invece era uno spettacolo dadaista e non l'ho letto sulla locandina.
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