Ho accertato che nè la passione per il calcio, nè la pubblica esposizione del proprio arrapamento nè tantomeno il turpilquio siano prova di sana virilità.
Perciò, esente dai primi due, volevo almeno imporre una ripulita al mio linguaggio. Mai stato particolarmente sboccato, ma certi intercalari volgari, specialmente se sul piede di guerra, li ho anch'io. Il metodo, di cui ho depositato il brevetto, era molto semplice: un buffetto sulla nuca per ogni parolaccia, sgradevolezza, cenno a parti intime, doppio senso. Lo so, sembra molto bigotto, ma per i risultati bisogna essere radicali.
Si partiva in cinque per la vacanza in Calabria e proposi il gioco: accoglimento plebiscitario, e buffetto fù.
La cosa era divertente, raffiche di delicati schiaffetti, giusto per far capire l'errore, ci si ammazzava di risate. E si raggiungeva la consapevolezza di quante ne dicessimo ad ogni istante, abitualmente. Questa cosa da chierichetto ci aveva coinvolto talmente tanto da arrivare all'autobuffetto. Un automatismo oramai.
Me ne resi definitivamente conto nel Museo di Reggio Calabria. Prima di giungere nella Sala dei Bronzi di Riace, notai Paoletta allontanarsi da una teca dandosi un buffetto. La vetrina era colma di antiche offerte votive: peni di pietra o metallo in quantità.
Sento da un pò l'esigenza di un ripasso di buffetti ma certe cose non si possono fare in giro per Milano e nessuno ha ferie ora.
Porc... ops! Buffetto!
Pensa a chi ti sta attorno. Pensa a chi ti sente.
Se vuoi smettere puoi farlo.
Il Metodo Jollidicuori funziona!
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