sabato 1 dicembre 2007

Crudo o cotto?

Ci sono tempi felici che si alternano a quelli normali, mediocri o pessimi. Congiunture di stati emotivi, fortune variabili in amore, salute, famiglia, lavoro.
Ne ho già accennato: per un periodo ho goduto continuamente di cucina giapponese. Era in un posto di livello superiore e nipponico originale, non cinese riconvertito secondo tendenza. Qui dal gestore ero stato introdotto alle prelibatezze, alle curiosità e ai tanti segreti. Soprattutto antisofisticazione.
Entravo e "Crudo o cotto?" che stava a: "Sushi e sashimi o tempura e yoshoku?".
Di solito si preferivano entrambi. Con abbondante Greco di Tufo. Bei tempi.
Il principale hobby era giocare col kaitenzushi, il nastro trasportatore. Scorreva davanti ai commensali o tra i tavoli con i suoi dischi colorati e le varie cibarie. Il divertimento stava nel formare composizioni con pile di piattini vuoti, legnetti appoggia bastoncini e pupazzetti kinder per lasciarli passare davanti ai clienti stupiti, metri più in là. Ci era permesso di tutto.
Poi la pacchia finì: il mio amico si stufò della ristorazione e andò a coronare altri sogni, buon per lui.
Ma un giapponese di quella qualità non l'ho più trovato.

Nessun commento: