domenica 9 dicembre 2007

C'era una volta una gatta...

Qualche notte fa ho sognato di avere un gatto. Un sogno talmente reale da farmi sporgere sotto il letto per cercarlo al mio risveglio.
Sarà stato il ricordo della gatta nera insediatasi a casa dei miei anni fa. L'essenza del felino: aggraziata e terribilmente aggressiva. Agilissima, catturava di tutto. La guardavo dal terrazzo cacciare nell'orto, come fosse un documentario sulle pantere. Aveva una linea perfetta, non come i gatti lenti e ciccioni nel mio cortile.
Per quanto ne abbia un ricordo caro e vivo, non ne ricordo il nome. Chiamavo: "Micia!" e tanto bastava perchè mi raggiungesse.
Eravamo molto complici. Temeva mia madre, non amante degli animali in casa seppur fosse, e sia ancora, l'unica ad accudire tutti i cani ed i gatti avvicendatisi da noi. Per un paio d'anni tornavo a casa ogni tre o quattro giorni. Durante la mia presenza ostentava la più totale sicurezza entrando in cucina, conscia della mia protezione e sfidando la padrona di casa. Sul tardi la sera giungeva in camera per dormire sul mio letto. Poi me la ritrovavo sotto le coperte. Al mattino presto sentiti i primi rumori provocati da mia madre, distinti da quelli di mio padre, usciva con lo stesso invisibile passo con cui era arrivata.
Un giorno lavavo l'auto quando alcuni bambini armati di bastoni e sassi decisero di ucciderla. Se non ricordo male cercavano il responsabile di una strage di polli. La gatta subodorò il pericolo ma, senza scomporsi, con calma, attraversò la strada e venne a sedersi sulla panca dove tenevo il secchio. Gli aspiranti assassini si tennero a distanza timorosi, ogni velleità primordiale spenta, mentre io e lei splendevamo di indifferenza. I ragazzini mugugnarono tra loro e delusi sparirono.
Poi un giorno la piccola pantera non tornò più, probabilmente non era riuscita a sfuggire ai propri predatori.
Che il dio Ra li punisca.

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