Tre anni dopo. Serata al giapponese, il direttore è mio amico. La trappola è pronta dal pomeriggio: mix di scolature di altre bottiglie, acqua, sake; ottima etichetta. Io, ragazza, sorella, lui, arriviamo. Chiedo al mio complice dove sia il gestore: lui recita rispondendo freddo che è stato appena licenziato. La nostra prenotazione non risulta tra l'altro ma si sforzerà di sistemarci. "Crudo o cotto? Prima volta eh? Lasciate fare me". Nonostante nell'ultimo mese sia stato suo ospite tutte le cene, fingo completa e imbarazzata ignoranza: "Si, faccia lei". Si ripresenta con una bottiglia di vino, la nostra: "Mi sono permesso di scegliere per voi questo Greco di Tufo: chi prova?". Indico il mio dirimpettaio come il sommelier della compagnia. Lui si schernisce ma compito annusa e assaggia. Tratteniamo il respiro; il direttore arretra di un passo; io preparo il tovagliolo per parare gli spruzzi. L'esperto friulano posa il bicchiere compiaciuto della degustazione: "Và bene". Sospetto il mio complice di tradimento ma anche lui è sorpreso. Allungo il mio bicchiere in fretta, brindo e ingollo: un abominio. Non mi convince, gliene verso dell'altro ma lui beve e pasteggia beato. Io proseguo nel vuotare nascondendo il disgusto, voglio vedere dove arriverà. La cosa continua finchè il mio amico, incapace di assistere a tal obbriobrio, non giunge sorridendo con un vero Greco e sostituisce l'adulterato. Rivelata la macchinazione, il millantatore è smascherato e marchiato con ignomia. Vita natural durante. Epilogo. Tutt'oggi, quando si rispolvera la storia, lui difende quel nettare. L'autunno successivo si iscrisse ad un corso di enologia.
giovedì 15 novembre 2007
Vendetta alcolica vendetta
Prologo.
C'è stato un tempo in cui i ragazzi presentavano a casa le proprie fidanzate. Fù così che mia sorella si ritrovò in visita di cortesia nel Friuli. A tavola, al momento di riempirle il bicchiere, rifiuta gentilmente: "Sono astemia, grazie lo stesso". La bottiglia reclinata rimane sospesa. Sgomento totale: "Astemia?!". Il terrore paralizza i visi dei commensali: la distilleria clandestina di casa è in pericolo. La nemica di grappe, acqueviti e pinot e tocai si è infiltrata abilmente per debellare antiche tradizioni e passioni. Lui, imbarazzato, le dà calcetti sotto il tavolo. Lei capisce: "No, non dovete preoccuparvi, bevete senza problemi". Tutti si rianimano, gli animi si rilassano. La confidenza prende piede, eccessivamente anche. Mia sorella diviene bersaglio di ironie e lazzi, fino all'ignobile: "E' un sacco di tempo che non passa un astemio da queste parti". Risate collettive. Lui pare non la difenda.
Mia sorella, capito?
Non sono per le vendette a caldo. E nemmeno per il serafico: "Siediti sull'argine e attendi il cadavere galleggiante del tuo nemico". Preferisco la vendetta calma, lucida, tardiva ma non troppo. Sono più per: "Dopo 10 anni che ti ha offeso, vai dove sta pescando, infliggi più danni possibili con gomitate, testate e manate alla gola poi gettalo nel fiume. Dopo corri il più veloce possibile verso valle, siediti sull'argine e goditi il cadavere galleggiante del tuo nemico ".
Vantava una buona conoscienza enologica, attestata dalle origini nordestine un pò più a nordnordest. Vantava, l'ingenuo...
alle 23:42
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