giovedì 29 novembre 2007

I miei stupidi scherzi

Sui mezzi pubblici mi piace osservare la reazione della gente a situazioni strampalate. Se ho un accompagnatore sveglio, senza preavviso comincio a discutere di immaginari quanto cruenti pestaggi oppure di straordinarie prestazioni sessuali. Normalmente c'è sempre chi fissa avanti lo sguardo ma ha l'orecchio ben direzionato verso la mia bocca. Se poi parlo di malattie contagiose, ispirandomi alle scene iniziali di "Ghost", di solito l'ascoltatore cambia il sostegno a cui reggersi.
Oppure quando scrivo sms e mi accorgo di chi occhieggia sullo schermo, comincio a digitare: "L'ho sistemato. Non voleva proprio morire. Tu hai nascosto tutto dove e come ti ho detto?" o "Vai ed eliminalo. Io ne devo uscire con le mani pulite". Poi mi volto di scatto verso il guardone e quello, matematico, scende alla fermata successiva.
Per un periodo mi son dilettato con lo scherzo del cellulare in metropolitana: attivavo un trillo e fingevo di rispondere. Manifestando premura per non disturbare gli altri: "Ciao, sono in metro non posso parlare... va bene... va bene dai... ti chiamo io... dai sono in metro... Ciao ciao." Riagganciavo con un imbarazzato gesto di scuse al resto dei passeggeri. Invidiosi mi avevano osservato e io facevo finta di nulla se qualcuno cercava di capire il modello del mio cellulare, nel frattempo già nascosto in tasca. Nessuno comunque aveva il coraggio di chiedermi come riuscissi a telefonare sotto terra.
Da qualche tempo mi hanno inabilitato questa possibilità: sperimentano le antenne in metro per permettere di essere sempre raggiungibili. Addio tranquillità.

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